Franco Natili

Franco Natili, nato a Vignanello (VT), risiede a Milano. Laureato in Scienze politiche all’l’Università Statale di Milano, ha in seguito conseguito l’abilitazione alla professione di psicologo presso l’Università di Torino. Ha lavorato come Direttore HR a livello nazionale ed europeo in aziende multinazionali ed è stato per molti anni professore a contratto presso l’Università Cattolica di Milano nell’ambito della psicologia delle organizzazioni. Attualmente è Presidente di Ariele, associazione di psicosocioanalisti.
Ha pubblicato diversi articoli su riviste specializzate. Con Elisabetta Pasini ha pubblicato il libro Carisma, il segreto del leader (Milano, Garzanti, 2009) e con Dario Forti e Giuseppe Varchetta Il soggetto incompiuto, psicoanalisi dell’individuo, dell’organizzazione e della polis (Milano, Guerini Associati, 2018).

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Franco Natili con il suo romanzo "Le imperfezioni dell'amore" alla biblioteca comunale di Vignanello (VT)

Vorrei invitarvi a parlare d’amore, anzi delle “Imperfezioni dell’amore”, secondo la lezione di G. Agamben:

“... nell’amore noi facciamo sempre l’esperienza della nostra incapacità di amare, di andare al di là dell’avventura e degli eventi- e, tuttavia è l’impulso che ci spinge all’amore. Come se l’amore fosse tanto più ardente e intriso di nostalgia, quanto più forte in esso si rivela l’incapacità di amare”. (G. Agamben, L’avventura, nottetempo)

L’ invito è a parlare di una narrazione, di un romanzo, che in qualche modo è scaturito, anche, dal parlare con molti di voi di relazioni e di esperienze, quasi sempre uniche e affascinanti. Conversazioni che lasciavano soddisfatti per le domande nascenti che ci davano un senso di vitalità e di stupore...,

Domande che spesso scaturivano da quel nostro interloquire autentico per cui, l’immergersi senza remore nel dibattito, aveva un sapore d’avventura. Così ad un tratto, come in tutte le conversazioni, c’è sempre qualcuno che incomincia raccontare e quel racconto, quella narrazione, rimanda incessantemente ad altro...

Per questo, forse, che V. Hugo ci sussurra, esortandoci: “Nessun pensatore oserebbe dire che il profumo del biancospino è indifferente alle costellazioni”. Noi sentiamo queste parole come un invito dello scrittore a seguirlo lungo traiettorie che hanno portato il linguaggio a dire cose inaudite, e a narrare di storie di biancospini che, con il loro profumo, irradiano il disperdersi delle costellazioni, ricordandoci che, al di là di ogni riflessione, non ci sono storie che il linguaggio non possa narrare al di là di ogni confine.

Inserita 2 mesi fa