Poesie 2019-2022
In un contesto culturale fortemente segnato da crisi sociali e ambientali dovute in larga parte al ruolo dominante assunto dall’uomo nella nostra era, detta appunto “antropocene”, anche la poesia, proprio come tanta parte della natura, rischia di veder peggiorare ulteriormente la propria condizione di precarietà. Divenuta ormai nettamente marginale nel mercato letterario, essa fatica a convincere, a bucare la zona confortevole e ristretta frequentata dagli addetti ai lavori per incontrare un numero di lettori sufficientemente vasto. In tale contesto Matilde Meazzi presenta la sua seconda raccolta rimanendo saldamente fedele alla propria naturale percezione lirica delle cose, scommettendo tutto sulla poesia in sé, sulla sua forza creatrice e sulla sua capacità di trasformarsi e interpretare senza infingimenti la nuova realtà dei tempi. La riflessione dell’autrice passa da sempre attraverso una lente dal duplice filtro: da una parte lo sguardo acuto, distaccato e amoroso nel contempo, che continuamente si posa sulla natura e dall’altra l’interesse per la ricerca sulle questioni più complesse legate alla conoscenza, soprattutto le dimensioni spazio-temporali.
Due registri che, sovrapponendosi, determinano il collocamento di questa raccolta nel filone della lirica contemporanea della natura: la lirica dell’Antropocene (dalla Posfazione di Lia Nesler).