Dieci racconti, di cui uno diviso in quattro parti, che fa da cerniera: “Cronache dell’anno del cane”. Lo stile narrativo è influenzato da scrittori “maledetti” come Guy de Maupassant e Pier Paolo Pasolini. Naturalismo francese della seconda metà dell’ottocento e neo-realismo cinematografico del secondo dopoguerra costituiscono, in questo volume, le basi di un vero e proprio “iperrealismo” descrittivo: nulla è lasciato all’invenzione, ma tutto è descritto con pignoleria estrema, e trae spunto dalla pura realtà. Non a caso, il titolo del libro si riferisce a mere “cronache”, e gran parte dei racconti è definito con la parola “storia”.
Un indubbio umorismo descrittivo è però accompagnato da un fatalismo di fondo: l’autore non riconosce al singolo uomo la qualità di artefice del proprio destino, ma solo quella di spettatore, più o meno attento.
Nell’ultimo mezzo secolo, nell’anno del cane dell’oroscopo cinese, la nazionale italiana di calcio ha sempre disputato la finale della Coppa del Mondo. Sorgerebbe quasi il dubbio che tutte le “altre storie” descritte (che pure hanno tematiche sconcertanti e singolari), siano state vicende secondarie, accadute tra una finale e l’altra. Il disegno di copertina e le figure all’interno sono opere dell’autore.