“…È forse questo il nostro Getsemani. In quel luogo, dicono, il Figlio sudò sangue. Vide, forse, in un lampo, l’onnipresenza del tutto di tutti, il sudore lo sperma gli ombelichi e la merda. Ne fu sconvolto…”.
“…Allora il deserto non ti sembra più diviso dalla strada ma lo sai dentro di te e speri nell’oasi se non preghi per il ritorno. Di lì… sei a Palmira, colore dell’oro, colore del deserto…”.
“…Era stata staffetta a Milano nel periodo del CLN… Mi disse della bicicletta e del cestino davanti al manubrio con sopra la spesa e sotto i messaggi, talvolta le armi. Camminare allora giù dai pedali con dentro la paura e l’orgoglio. Allora si sapeva vivere come all’ultimo e si era pronti…”.
“…con il cambio di gestione, papà passò al Cova, dove incontravi Enrico Cuccia e lui e papà si scambiavano un silenzioso rito di saluto che non esiste più. Sollevavano il cappello con un leggero cenno, senza interrompere le proprie cose, senza disturbarsi e procedendo innanzi a loro…”.