Pierantonio Costa e il genocidio in Ruanda
Si sono ripetuti periodi bui nella storia – conflitti, malvagità, disprezzo e violenza – in cui viene da domandarsi come l’uomo abbia potuto arrivare così in basso, al punto da perdere la propria umanità. Così è stato con l’avvento dei regimi totalitari del secolo scorso, più recentemente con la balcanizzazione della Ex‑Jugoslavia e, non ultimo, con il Ruanda. Si è saputo poco in Italia di quell’immane tragedia che nel 1994, in soli tre mesi, portò al massacro di circa un milione di persone. Si è saputo ancor meno di un italiano che in quel frangente dimostrò con coraggio che era possibile spezzare la catena del male: l’imprenditore Pierantonio Costa, in seguito candidato al Premio Nobel per la Pace e al tempo console onorario dell’Italia nel Paese africano. Un uomo normalissimo o, meglio, normalmente straordinario.