L’autore, partendo dal nome del paese di Amblar (circa duecentocinquanta abitanti, situato in Alta Val di Non), mulina nella sua mente un gioco di echi fonici e significati affioranti definendosi provenzalmente il giullare (joglar) di Amblar, iniziando così il suo percorso per le variformi e affascinanti valli del Trentino alla ricerca di tropi semantici, slittamenti e deviazioni per nuovi corsi di significazione condivisa. I nomi dei luoghi diventano così metafore che amplificano nella rete di rimandi fonosimbolisti la propria mappa di una mutante geografia dell’anima inquieta. La penna è il randello del poeta‑joglar, usata nelle passeggiate trentine, per cercare di restituire al paesaggio e al suo etimo un omaggio in cambio della sua fascinazione. […] Indossando una maschera da giullare flaianesco, fa l’occhiolino a calembour e limerick (per alcuni esercizi umoristici e talora di nonsense che privilegiano i legami fonici a quelli semantici) ma senza, di questi ultimi, rispettarne la metrica fissa, sguazzando divertito fra bisticci arguti.