Queste poesie potrebbero anche non essere chiamate “poesie” ma, semplicemente, “pensieri”. L’obiettivo, infatti, non è quello di scrivere qualcosa di artistico, ma di comunicare agli altri un po’ del groviglio di pensieri che brulicano nel cervello e nell’anima. Sono state scritte non come Cesare Andreatta ma come essere umano comune apparso improvvisamente sopra questo pianeta, come ogni altro essere umano.
Il significato del titolo è che noi siamo precari, instabili, mortali, passeggeri e a rischio. Non dobbiamo, quindi, montarci la testa e crederci chissà chi, ma ponderare giorno dopo giorno ogni nostra parola e ogni nostro modo agire sapendo che alla fine ci sarà ad aspettarci un tribunale severo.