L’urbanistica che Astengo definiva disciplina “creatrice”, cui è demandato, nella visione astenghiana, “il compito di creare le condizioni per lo sviluppo economico e sociale del paese” è gestita e amministrata da questi immensi falansteri, abitati senza presenza umana da un “mostro” che ha un problema per ogni soluzione. Se vogliamo, dunque, mettere in campo volontà, ottimismo e speranze, tracciare un futuro per l’urbanistica e parlare del Progetto Paese evocato in queste giornate, dobbiamo prima d’altro sconfiggere questo “mostro” e chiederci se la responsabilità sta solo altrove o se sta anche qui dentro, qui, nel consesso degli esponenti dell’urbanistica italiana. Sì, perché questo “mostro” è l’Idra di Lerna, con le sue nove teste: Comuni, Province, Città Metropolitane, Regioni, Stato, Comunità Montane, Comunità isolane, Autorità di Bacino, Autorità Portuali e Marittime. Uccidere l’Idra era la seconda delle dodici fatiche imposte a Ercole, ma, come sapete, ogni volta che Ercole tagliava una delle teste, ne ricrescevano due, sino a che Iolao non trovò la soluzione: cauterizzare il moncherino con il fuoco; Ercole, così, schiacciò sotto un masso la testa centrale dell’Idra, quella ritenuta immortale. Ora è necessario che l’urbanistica italiana decida se essere Iolao, o testa dell’Idra, anche sapendo che alla fine Ercole comunque ti schiaccerà, con le buone o con le cattive, ovvero con i tavoli da disegno o con i forconi. Bisogna deciderlo adesso, perché basta guardarsi intorno: è evidente che il tempo è scaduto.