(Jannah az-Zahrah Fiore di paradiso )
Mite ancella o losca carceriera? Vittima innocente o subdola aguzzina?
Quali segreti custodisce la leggenda di Jana di Motta? Ciò che vi leggiamo corrisponde effettivamente alla realtà dei fatti? Quale enigma lega la sua vita a quella del Conte Bernardo Cabrera?
Esiste davvero una diversa chiave di lettura per spiegare la sua vicenda? Qualcuno voleva che il suo caso rimanesse insoluto per sempre? Chi aveva interesse a fare di lei una figura maledetta? La controversa storia mai raccontata di un’eroina del nostro passato, sorprendentemente ancora attuale ai giorni nostri.
XV secolo, Sicilia
Il misterioso caso di “Jana di Motta”
Da centinaia d’anni la storica beffa patita dal Conte catalano Bernardo Cabrera, prigioniero nel dongione normanno di Motta S. Anastasia, fa parte della tradizione locale.
Mai nessuno, tuttavia, ha sentito il bisogno d’indagare a fondo sui fatti legati a quel remoto accadimento. Mai prima d’ora si era cercato di far luce sul contesto sociale che ha fatto da substrato alla vicenda. Mai nessuno, con rigore razionale nella ricostruzione dei fatti, ha avuto l’interesse di scavare nel profondo di quei lontani eventi per approfondirli, superando la loro apparente semplicità.
In definitiva, sulla vicenda di Jana l’immaginario collettivo è rimasto fermo alla sua leggenda. La sua misteriosa e sfuggente storia è rimasta una pagina vuota, il suo vissuto si è disperso nelle nebbie del tempo. I miti, le leggende, però, celano sempre tra le loro pieghe briciole di vita, verità nascoste che, scovate dall’autore tra le righe della leggenda, l’hanno indotto a raccontarla, quasi a reinventarla, intessendo, attraverso il canone del romanzo storico, una tenera storia d’amore che rielabora, in maniera del tutto originale, quel lontano fatto leggendario.