Dato che ogni rivoluzione è nata dalla poesia, la poetica di Davide Galipò non si accontenta di inseguire il linguaggio “senza inconscio” del giornalismo: è convinta che la poesia debba essere – come recitava Luciano Anceschi – “accrescimento della vita”. La poesia di Galipò ci trasporta così in un viaggio che abbraccia l’ordinario e il surreale, il quotidiano e l’eterna lotta dell’essere umano per l’esistenza. Con uno stile che spazia dalla prosodia beat allo sperimentalismo, i dieci poemetti che compongono questa raccolta sono accomunati da un ingrediente visionario e politico, e rappresentano un punto di incontro tra culture diverse, unite dallo stesso orizzonte: da Ballano i cani, scritto tra la Grecia e la Turchia durante i sit-in a Gezi Park, a Zíyou, scritto in seguito alle proteste di Hong Kong, fino a La violenta musica della libertà scritto nella Cuba socialista. Kebab con tutto è un’opera che celebra la diversità e l’universalità delle esperienze di quanti non si sono ancora rassegnati a considerare la poesia come un fatto verbale. L’azione di cui essa è precorritrice si manifesta nei movimenti di tutto il mondo, dalle avanguardie a oggi.