Una donna, le sue sensazioni, i suoi ricordi, i suoi affetti rivisti in una parentesi dal quotidiano. Lei è in casa, attende l’arrivo di un uomo. Insieme vanno a cena fuori. Una telefonata interrompe la loro conversazione. Lo stacco apre a un flashback che riporta la narrazione al passato in cui la donna è stata la giovane Maria in rotta di collisione con le abitudini di vita della famiglia, dell’ambiente, della terra cui appartiene. Costretta a rendersi brutalmente conto che desideri, sentimenti, dignità, il bene stesso della vita, possono arrivare a essere ignorati, umiliati e sacrificati da inesplicabili intrecci di potere che riassumono la loro identità in un “silenzio” stagnante e atavico, Maria sceglie di vivere lontano. Scelta che contrappone la giovane alla silenziosa, passiva, quiescenza di sua madre a un marito e padre animato da una voglia vorace e sinistra di “andare oltre i limiti”. È il quadro iniziale di un medical thriller che, sullo sfondo di una Sicilia affascinante, ricostruisce le “connivenze oscure” di Zanclìa, una provincia “babba”, assurta alla ribalta mediatica per un omicidio eccellente, strettamente imparentato con l’ambiente universitario della città. In una narrazione a più voci, le vite di tutti i protagonisti della storia s’intersecano, dando vita a un racconto suggestivo, dove l’analisi psicologica è sorretta e stimolata da imprevedibili coupe de theàtre.
“Bellissimo romanzo caratterizzato da una scrittura matura e una ricchezza di linguaggio che attrae il lettore. Storia appassionante, vibrante di sentimenti, inframmezzata da riflessioni intimistiche che sfiorano la poesia. Una pennellata di “giallo”, assimilabile a fatti di cronaca reali, rende ancora più interessante tutta la narrazione che procede spedita fino a rivelare un finale non scontato”. – Nadia Cappai
“È apatica, remissiva, rassegnata. È protagonista involontaria di sordide macchinazioni. Nasconde la sua bellezza dietro una sciatteria imperdonabile per chi la ama. (omissis) si cela dietro lo pseudonimo Zànclia. È facile riconoscere Messina: l’autrice, con delicati tratti, ricorda la città “dal bellissimo lungomare, dalle splendide colline torturate, (omissis) la cui comunità civile è quotidianamente umiliata dall’insipienza di chi la gestisce. (omissis) Zànclia, come Messina: (omissis) trascina la propria vita sedimentando, giorno dopo giorno, i non-detti, le frustrazioni, le illusioni di una coesione umana che china la testa davanti a oscure arroganze e sgretola la sua civiltà, segregando ognuno in un individualismo perdente”. – Angela Mendolìa – Gazzetta del Sud