Due gruppi familiari si incontrano sullo sfondo di una Sicilia la cui bellezza, oltre a richiamare turisti per i suoi paesaggi mozzafiato, è terra di mestieri remoti (il ricamo, le botteghe artigiane di oggetti unici al mondo) e di leggende e storie del suo tempo. Le città sono arricchite di costruzioni realizzate da popoli stranieri: arabi, normanni e spagnoli. I personaggi protagonisti abitano a Palermo, ovvero, a Bisacquino e a Trapani, precisamente a Pietrosino. Entrambe sono portatrici di malattie neurodegenerative. Tematica principale è l’amore che, a poco a poco, viene sfaccettata nella tematica della Cura, che è un dono che l’equipe medica attua nei confronti della protagonista. Certo, non si tratta di pensare ad amori eterni, ma di condividere, di comprendersi e di accudirsi l’uno con l’altra. Causa principale della Cura è la consapevolezza di riconoscere che la vita dell’uomo è fragile e vulnerabile. Si può parlare a questo punto della cognizione ontologica del dolore. Un pensare l’altro è un sentire l’altro. Come scrive Edith Stein: “Agire con gli altri nel mondo è anche un sentire l’altro.”