In un piccolo paese della Sardegna, alla fine degli anni cinquanta, Margherita è affidata alla vecchia nonna materna, dopo la partenza della mamma emigrata in Germania. La nonna, una donna dai modi rudi nata nel 1880, non la accoglie bene: le ricorda la figlia, troppo lontana dal tempo che il destino le ha assegnato. La bimba sconta l’essere controcorrente della madre. Margherita, sempre più sola, osserva con leggerezza quel piccolo mondo che scopre nel suo vagabondare. La realtà – a volte molto cruda – è addolcita da un’intensa poesia dei sentimenti: tenerezza per il nonno che consuma la sua vita legato a un letto; pietà per la vicina di casa che tutti considerano indemoniata; attrazione irresistibile per i molti luoghi magici in cui le è vietato andare. Fascino che nutre la sua fantasia e che la aiuta a sopportare le molte domande senza risposta che giornalmente si pone. S’innamora di Agostino: un’anima inquieta e indefinita, che trova ogni pretesto per allontanarsi, ma mai abbastanza da lasciarla libera e che cerca riparo al proprio tormento lasciandosi sedurre da ogni genere di sirena. Torna sempre e Margherita lo accoglie, nonostante le ferite che lui, pur amandola, le infligge. Il divorzio è quella più bruciante. Sembra la fine di un devastante andirivieni. Stanco, con un faticoso percorso interiore, Agostino ritorna; maturato, uomo intero. Disposto a riconoscere i suoi errori, chiede a Margherita di risposarlo. La felicità è breve e Margherita dovrà provare una solitudine ancora più aspra che sembra senza consolazione…