Cos’hanno in comune un assicuratore e un impiegato dell’Ufficio Tributi? Forse solo il fatto di sentirsi entrambi vagamente estranei alla loro città. È questo che li porta ogni venerdì sera a ritrovarsi fianco a fianco davanti al bancone di un bar in periferia. Chiacchierano, bevono. Spesso esagerano con lo spritz. “Mi piace la periferia – dice a un certo punto Venezio, il protagonista – mi fa sentire libero”. Intanto, nel loro discorso, si incrociano racconti che spaziano tra New York e l’India, tra il ’68 e le speculazioni finanziarie, tra i poeti beat e le piste da sci.
Ben presto, il centro delle loro conversazioni sarà conquistato dall’enigmatica ragazza con il capotto grigio. Sarà lei che, inconsapevolmente, salderà il sodalizio tra i due e porterà uno dei due a confrontarsi con una crisi dai contorni oscuri. “Il passato non tornerà” dice ancora Venezio all’amico che lo ascolta con aria perplessa. La consapevolezza dell’incolmabile scarto tra le generazioni e delle reciproche incomprensioni accompagnerà, come un rumore di fondo, lo svolgersi dell’intera vicenda, il cui esito sarà sorprendente.