Luna siede in un parco e fuma una sigaretta all’ombra della sua adolescenza. Amore e noia siedono al suo fianco sull’altalena. Una serata in discoteca e l’incontro con un fotografo sembrano i ponti per il successo, raccontano di altre voci, di altra vita, oltre alla torrida, ordinaria estate romana. Nella sua bellezza la malizia della consapevolezza e la sfrontatezza dell’incoscienza.
Leone è un ereditiere consumato, afflitto dalla sua assenza di afflizione, malato di benessere. Anche su di lui volteggia la noia e con essa e da essa guidati gli spettri del suo passato, vivi e rossi e pulsanti come bacche nel caldo d’agosto.
A intrecciare le loro vie un nodo di strade d’asfalto e cocaina, scorciatoie e vicoli ciechi, inganni che sembrano promesse e la sfortuna. Ma la sfortuna altro non è che il corso del tempo, che batte il suo ritmo su cui si compongono le armonie e le melodie dei destini. Il tempo che scava l’eterna ferita che ciascuno tenta di guarire, alla meno peggio, suturandone i lembi con l’ago di un poco di sesso, dolcezza e per filo troppa immaginazione.