La questione della metafora si incrocia con l’urgenza del rapporto fra filosofia e linguaggio, fra filosofia e poesia, anche del rapporto con la “verità” all’interno di uno scenario, indicato dall’espressione “pensiero debole”, in cui la verità trova la sua legittimazione solo nei diversi giochi ermeneutici. Il libro, dunque, propone l’analisi critica di alcune metafore in Heidegger: la luce, il Geviert, la brocca, il giro e lo specchio.
Alla fine del terzo capitolo il lettore troverà una metafora non ancora disvelata: “lo sbocciare di una rosa”. Il bosco, i sentieri, la radura, lo slargo, la terra, il cielo, i massicci, il silenzio sono termini che spesso si illuminano, si velano e si svelano nelle metafore di Heidegger. E ancora, non è stato mai considerato il fatto che nel 1922 Heidegger, con la moglie Elfride Petri e i figli Jurg ed Hermann, prese dimora a Todtnauberg nella Foresta Nera, dove aveva costruito una baita-rifugio che diverrà meta di pellegrinaggi di discepoli, amici e visitatori e che, nonostante la fama e l’importanza del suo pensiero, ci mostri il rapporto della sua vita con il suo pensiero dicendo: “occorre ritornare alle cose stesse”.