Il solo antidoto alla disoccupazione permanente è la crescita
Quali sono gli aspetti economici, politici ed etici del commercio nella storia del suo sviluppo in Italia? Come possono le teorie economiche dei grandi studiosi classici come Ricardo essere applicate al commercio contemporaneo? Questo saggio risponde a queste e altre domande. L’economia mainstream è ancorata al postulato dei vantaggi comparati che risale a Ricardo: ogni Paese deve specializzarsi nell’attività in cui gode di costi unitari di produzione più bassi e aprirsi al commercio internazionale. Alla fine (non si sa però quando arriverà questo momento) i rendimenti dei fattori si allineeranno e la prosperità regnerà sovrana. Sia lo sviluppo italiano (dall’Unità in poi), sia quello, più recentemente, di altri Stati smentiscono l’impostazione di Ricardo. Ma è, soprattutto, la storia, la realtà a smentire l’impostazione tradizionale e imperante. Il fatto è che i Paesi poveri possono specializzarsi in produzioni agricole, dove i rendimenti sono tendenzialmente decrescenti, mentre quelli ricchi si concentrano nelle attività manifatturiere e ad alta tecnologia caratterizzate da rendimenti crescenti. I ritmi di crescita non possono che divergere, a vantaggio dei secondi. Oltre all’Inghilterra (anche se non lo dice), infatti, anche gli USA e l’Italia nel passato non hanno seguito l’impostazione che sarebbe dominante tra gli economisti.