Volevo andare da solo a Santiago
“Mi piace camminare. Ovunque. Che siano scoscesi sentieri di montagna o marciapiedi di città, boschi, prati, parchi urbani, stradine di campagna; col bel tempo o che piova o nevichi o tiri vento, purché si possa distendere ritmicamente le gambe e avanzare passo dopo passo. Mi fa sentire libero. Che le mie gambe mi possano portare dove voglio, mi ha sempre dato un senso di indipendenza fisica e spirituale”.
La Via Lattea si presta come un terreno ideale per corrispondere al desiderio di libertà. Ma la marcia di ottocento chilometri tra il villaggio francese di Saint‑Jean‑Pied‑de Port e la Galizia diventa soprattutto un’occasione di incontro con sorprendenti compagni di strada, i cui ritratti vengono tracciati con vivacità e partecipazione. Giorno dopo giorno, il camino induce fatalmente a un’articolata riflessione, semiseria ma attenta, in cui agli interrogativi sulla religione si intreccia la rievocazione delle tormentate vicende di una generazione. Sullo sfondo un serrato confronto dagli esiti incerti: quello tra fede e ragione.