Leonardo. Pensieri. Frammenti
Accostarsi al “Genio universale” richiede una buona dose di coraggio e ancor più di incoscienza. L’ho fatto con intenzione divulgativa affinché il patrimonio conoscitivo, valoriale, estetico, tecnico-scientifico che questo grande ci ha lasciato non finisca per essere (patrimonio) solo di un pubblico “ristretto”. Perché, in realtà, Leonardo intende rivolgersi a tutti, e ha massimamente in odio lo “snobismo culturale”, quello dei tanti “trombetti”- come lui li definisce, di ieri come di oggi. Ho cercato di pescare nel “Mare magnum” dei suoi appunti quelli che gli si possono attribuire con certezza. Da questi sono sempre partita per poi commentarli. Ho indagato aspetti meno noti del suo pensiero filosofico perché Leonardo fu filosofo, anche se eclettico e poco sistematico, e non si capisce perché non compaia nella maggior parte dei manuali di filosofia. Filosofo della scienza fu Leonardo e, a dispetto di quanto alcuni epistemologi sostengono, precorritore - se non addirittura iniziatore - della Scienza moderna. Ho indagato, senza mai venir meno a una rigorosa analisi documentaria, la “questione” della madre del Genio, Caterina. E’ della madre di Leonardo il sorriso che aleggia sulle labbra del suo capolavoro, La Gioconda? Come per primo Freud suggerisce? E chi era veramente Caterina (o Catharina)? La povera contadinella sedicenne orfana, di Vinci, ingravidata dal notaio Ser Piero, affascinante ventiquattrenne che stava per sposare Albiera - a sua volta figlia di un notaio - o una schiava araba? O ancora una schiava sì, ma cinese? E chi era davvero Salaì, ovvero Gian Giacomo Caprotti, ribattezzato da Leonardo “Salaì”, vale a dire piccolo diavolo? Sappiamo con certezza che fu un suo allievo o modello. Era andato a stare con l’artista nel 1490, quando aveva solo 10 anni. Leonardo descrive le sue - diciamo così birichinate - in Appunti da indirizzare al Signore Ludovico Duca di Bari (il Moro). Ladro, bugiardo, ostinato, ghiotto, lo definisce. Ma che significato ha questo resoconto delle malefatte di un bambino? Si sa che l’artista fu gentile e rispettoso nei confronti dei suoi allievi. Per Freud il problema non è quello di dare spiegazioni di un comportamento di Leonardo, ma il fatto che egli ne abbia lasciato testimonianza dietro di sé. Sarebbe stato insomma un motivo affettivo a spingerlo a scrivere questi Appunti. Sul fatto invece che fosse un animalista non possiamo avere dubbi, così come sul suo essere un pacifista che considerava la guerra “pazzia bestialissima”, nonostante avesse costruito temibili strumenti di guerra. Rimangono, è vero, tutte le contraddizioni del Genio, ma quelle non si possono sempre comprendere e alcune di esse nessuno può risolverle. Il lavoro vuole essere, infine, anche una guida per studenti che intendano affrontare la “poliedricità” del Genio senza perdersi nella ricchezza della sua produzione.