Questo libro è tre cose. Un memoir, un tempo gli avvenimenti accadevano spontaneamente, per energia propria e soltanto ora hanno un senso, individui cosa erano e tutto quello che hanno determinato. Gli scioperi degli studenti al liceo Manzoni, le estati nel paese di montagna e il monte che lo protegge, i racconti di Jack Kerouac. È anche, nel contempo, un diario di quello che accade quando ha qualche connessione con il passato, pensieri che ricollegano il presente a quei fotogrammi con una attenzione più acuta che, ad un certo punto della vita, non si disperde nelle emozioni ingannevoli. Gli orrori della magistratura ed i suoi ministri di culto, il credo Woke che inquisisce il passato e inchioda i viventi, le condanne in Iran, il dominio delle merci. Infine intuizioni e indizi rivelatori di significato, flow di pensieri magici e iniziatici. L’enigma del Limbo, il più misterioso dei luoghi dell’aldilà, l’ombra che segue la tua personalità manifesta, gli individui animici, i viaggi indietro nel tempo, un nonno medico che credeva nella reincarnazione presente ancora nel suo ospedale. Tutto questo si interseca, obbedisce solo alla corrente del momento, sposta continuamente l’attenzione di chi legge, forse lo fa riflettere sull’unità di tutto ciò che accade. Cercano comunque una coerenza interna. In sé il libro non ha né un inizio né una fine se non convenzionale, non ha alcun punto fermo, vuole trasmettere solo qualche possibilità, è solo lo strumento di connessioni, anche impreviste e non volute, di cui è ignoto l’interlocutore.