L’età lirica
La raccolta di questi scritti, recuperati dai suoi quaderni, sono un doveroso atto di riconoscimento di una personalità complessa e tormentata. La sua fame di sapere si attenua con lo studio della filosofia, della pittura, con la letteratura; grandi scrittori e scrittori “maledetti”, di cui in alcuni casi ne assorbe la problematicità e tragicità della vita. Il suo mondo è la poesia e la prosa. Cimentarsi in questa arte è il suo obbligo e tormento, la sola ragione valida d’essere. Il libro, scritto tra i 15 e i 23 anni, si articola in forma di diario tra considerazioni, racconti, poesie e fatti di tutti i giorni.
La sua vita “vera” si concluderà con l’impatto con il quotidiano. Un periodo di apparente normalità in cui il disagio sembra vinto. Ma la superficialità, il dovere, la noia della ripetitività fa esplodere la ribellione per la fatica di una esistenza non sua. Questa visione negativa è già anticipata nel suo lavoro, come premonizione che “oltre” non ci sarebbe stata ragione d’esistere. Un male oscuro che l’ha portata all’annientamento.