Una profonda passione per la montagna mi ha consentito di assaporare panorami tra i più belli, sensazioni tra le più sublimi, esperienze indimenticabili con fidati compagni d’avventura. In quei frangenti, nei quali ti trovi a tu per tu con la natura selvaggia, spesso insidiosa e perigliosa, nella memoria si imprimono in modo indelebile immagini, impressioni, fini percorsi mentali che hanno fornito una via d’uscita a situazioni d’impasse. In quei momenti ti guida un forte istinto, accompagnato inconsciamente da un bagaglio di esperienze che nel tempo si sono distillate attraverso i percorsi della ragione. La montagna non è improvvisazione e semplice adattamento; essa richiede una visione, capacità di simulazione delle future mosse, come in una partita a scacchi. L’approccio all’alpinismo non si discosta più di tanto da quello all’esplorazione dei percorsi del sapere. Anche qui sensazioni, impressioni, dati, modelli ti guidano verso una meta, che però è meno tangibile di quella alpinistica, spesso la intravedono in pochi, talvolta sembra un acerbo frutto della tua sola fantasia. Eppure anche qui segui lunghi e faticosi percorsi, ti orienti in direzioni che ad altri sembrano infruttuose; raggiungi, o ti sembra di raggiungere, vette cristalline che gettano nuova luce su fenomeni fino ad allora interpretati diversamente. Sulla scia delle peregrinazioni di Ulisse, animati dal desiderio d’esplorare nuovi lidi, è possibile trovare gioia e diletto.