GALLARATE – I “voli della morte” e il dramma dei desaparecidos nel nuovo romanzo di Stefano Motta (nella foto). Con Habeas Corpus-I voli della morte sotto la dittatura di Videla (Edizioni del Faro, 144 pagine) Motta, che insegna lettere all’Istituto Aeronautico “Ferrarin” di Gallarate e all’istituto aeronautico “Città di Varese” è scrittore e saggista e Membro della Giuria Tecnica del “Premio Letterario Internazionale A. Manzoni”, si immerge in una delle pagine più buie della storia del Novecento con un romanzo inatteso e durissimo, di difficile ma necessaria lettura.
IL BENE E IL MALE FACCIA A FACCIA
Lo si intuisce sin dall’attacco del primo capitolo, ma ci vuole qualche pagina per rendersi conto di quel che sta dicendo la voce narrante: l’apparente banalità con cui uno dei due protagonisti, un sottoufficiale dell’Esma – la Escuela Mecánica de la Armada di Buenos Aires – racconta il suo lavoro è dolorosa più del peggiore sadismo. L’altra voce, che si alterna nei capitoli pari, è quella purissima e a tratti ingenua di Alice Domon, “suor Cathy”, e per tutto il romanzo si spera che l’immagine bellissima della copertina non sia il presagio inevitabile di una fine che purtroppo i libri di storia ci hanno già raccontato.