Una riflessione di Sara Conci, pubblicata sul quotidiano l'Adige, l'8 giugno 2022:
"Gentile direttore,
le scrivo perché, a fine ottobre 2021, ho pubblicato il mio ultimo libro, intitolato La forza di una madre (con Edizioni del Faro): una storia vera, la testimonianza di alcune vittime di violenza che si sono conosciute e poi riunite per combattere insieme contro uno stesso antagonista. Un racconto drammatico, una realtà spesso sottovalutata; un testo che raccoglie situazioni e atti burocratici senza censura ma, altrettanto, ricco di forza e coraggio, di riflessioni utili a guardare al domani con altri occhi. Un libro che mi ha portata, e mi sta portando, a conoscere tante situazioni difficili e che, inevitabilmente, mi porta a voler condividere altre riflessioni:
Per il concerto di Vasco, sul giornale, è stata dedicata la canzone Alba Chiara ad Alba Chiara, una giovine che è rimasta uccisa dal fidanzato quasi cinque anni fa.
Eppure, il tempo passa, ma noi siamo ancora troppo fermi. Non abbiamo ancora superato certi limiti. Cosa aspettiamo? E qui, mi rivolgo in particolare alle istituzioni, chiedendo: perché si parla delle vittime solo quando ormai sono morte? Dopo l'uscita del libro, sono stata contattata da una certa N. che, dopo avermi letta, ha voluto semplicemente ringraziarmi perché l'ho fatta sentire meno sola. N. si trova con la figlia (circa 2 anni) in una casa protetta. E allora chiedo: perché dobbiamo trasferire una donna\madre vittima di violenza in una casa protetta? Perché dobbiamo farla scappare, piuttosto di farla sentire protetta in casa sua? Ci sono tante storie così... storie di cui non si parla, se non quando c'è il cadavere. Quando ormai è troppo tardi. Perché bisogna sempre giustificare i colpevoli, o pensare addirittura ad una rieducazione per loro? Ricordiamoci che esiste il bene ed esiste anche il male: non tutto si può curare.
Ora, rifletto su un'altra giovane ragazza (35 anni) che ha chiesto ed ottenuto il contributo della 'prima casa' senza sapere a cosa sarebbe andata incontro: un vicino di casa che, tra uno sputo e diversi insulti, ha persino tentato di investirla con la bicicletta, prima, e poi con l'automobile; tra paura e testimonianze, la 'poverina' oltre alla denuncia si è rivolta alla provincia, chiedendo disperatamente se fosse possibile ritirare la concessione o trovare una soluzione utile a salvarsi le penne. Ma, anche qui, per tutta risposta è arrivata un'email utile a riportare la solita burocrazia: "i criteri per la concessione del contributo in caso di contributo per l'acquisto della prima casa (di cui alle deliberazioni della Giunta provinciale n.523 dd 29 Marzo 2018 e n.1323 dd 27 luglio 2018) stabiliscono all'art.9, senza prevedere eccezioni di alcun tipo".
Non dovremmo liberarci di certe burocrazie che, piuttosto di facilitare le cose, sembrano creare ulteriori nodi?
Non lo so. A volte mi pare che ci sia tanta propaganda in vista del 25 novembre, tante belle parole, e poi tutto tace".
Sara Conci