“Ognuno è artefice del proprio destino, in qualche misura dobbiamo essere consapevoli che nulla va perduto, di tutto ciò che facciamo resta traccia e permane nella vita e segna la nostra esistenza come un ordito, un legame non occasionale ma predestinato e alla fine il destino è la trama della nostra esistenza”. Sono le parole significative che nel suo terzo libro Jhon Tavilic fa dire alla mamma di Alessandro Donati, il giovane promotore finanziario italo-americano di successo e protagonista importante dell’avvincente racconto di “indomato amor”. Artefice del proprio destino lo è Alessandro e lo sono i molti personaggi che incontra nel suo lungo tumultuoso percorso di vita sia nella passione al lavoro, sia nella vita affettiva e amorosa; dalla giovane bella ricca viziata americana Mary, ad Arianna gemella del genio musicale, sino al vietnamita Jhon adottato e infine la giovane missionaria fiore di ragazza, come il suo nome, Iris. La narrazione, sciolta e affascinante porta facilmente il lettore a condividere l’atmosfera caotica e nevrotica di New York, contro la serena quiete laboriosa della città sul lago di Ginevra, mentre esplode nella modernissima ordinata metropoli di Dubai, poi arriva la elegante prestigiosa “corte d’onore monegasca “, e ancora a condividere il fascino delle bellezze ineguagliabili di Venezia, per finire nel la sua Milano con la magia delle serate scaligere e il maestoso commovente richiamo del Duomo e la sua alta lucente stella la mitica “Madunina”. Affascinano il lettore di “indomato amor” anche i principali protagonisti; dalla giovane opportunista Mary, all’ultima “vergine milanese” Arianna la gemella; a Giorgio il “bel ragazzo nudo” che usa la sua folgorante bellezza per il suo successo fisico-economico, contro il suo amico Lino che il sesso lo vede e lo pratica virile ma con le ali della poesia; mentre il figlio adottivo Jhon darà al nostro protagonista Alessandro, l‘occasione della sua vita, il nipotino Renè, sogno e speranza futura. Tutti i personaggi del romanzo hanno in comune, sotto aspetti e situazioni personali diverse, l’intenzione di vivere sempre, con il loro “indomato amor” e al servizio del buono del bello dell’arte, ma dalla lettura appaio raggiungere questo ambizioso obbiettivo solo Alex con gli amici Massimo e l’emiro Raamiz. La parentesi dolorosa che subisce Alex per la malagiustizia italiana è ben descritta nel romanzo ed è il calvario che ancora una volta ferisce un innocente. Anche nel suo terzo libro Jhon Tavilic ritorna con forza e lascia traccia di una iniqua vicenda giudiziaria che pare riannodarsi in qualche misura, al ricordo manzoniano della famosa “colonna infame”.
Allo scrittore Jhon Tavilic, che mi ha permesso, dietro mia pressante insistenza, la presente recensione, devo la mia riconoscenza in cambio ho chiesto la libertà, e mi è stata data, di poter svelare che il nome e cognome d’arte è solo il vero nome e cognome anagrammato, dopo una subita “ordalia” giudiziaria. Grazie ancora, zio Gianni - La tua, Isabella Clivati - figlia del fratello Giuseppe -