1° premio città di Sarzana 2019
Premio “Poeti solo poeti poeti"
2° premio città di Arcore 2017
Menzione D’onore 2019
Premio "Ti meriti un amore" seconda edizione Comune di Aulla
Premio Speciale della Giuria 2019
Premio "Ut Pictura Poesis Città di Firenze
"Butto fuori l’aria dalla bocca e se il mio alito fosse colorato ci vedrei l’arcobaleno: sono tutte le emozioni una dentro l’altra, giallo arancione rosso verde blu indaco viola. E poi un’altra boccata. È un sogno, è vero, boh? Si crea silenzio come se stessero aspettando proprio me, ho tutti gli occhi puntati addosso, i visi sorridenti, le braccia protese: aspettano di abbracciarmi.
Il nonno del mio nonno, Giovanni – il garibaldino, per intenderci – è il primo a venirmi incontro: “Banadéta” (Benedetta! È un modo di dire ferrarese). Mi avvolge così tanto che lo vedo anch’io, Garibaldi, l’eroe dei due mondi. Rivedo Ferrara a metà dell’800 e il primo acquedotto e l’istituzione dei primi asili – finalmente qualcuno a cui stanno a cuore i bambini – e il sorgere delle prime fabbriche, le coltivazioni, la canapa. In quel suo abbraccio, il Grande Nonno Giovanni mi fa vedere quello che ha visto lui e, per ricambiarlo, gli faccio una promessa: scriverò sempre, nonno, scriverò per tutte le persone che non sono potute andare a scuola. E leggerò ogni giorno, ogni momento, per tutti coloro che non possono o non hanno potuto farlo.
Lui si scosta dall’abbraccio per guardarmi: “Banadèta, s’at ridi t’avrà scritt al più bèll lìbar ad sémpar” (Benedetta, se ridi avrai già scritto il più bel libro di sempre). Questa volta sono io a stringerlo forte; poi, a braccetto, lo conduco verso le sedie con lo schienale alto: può appoggiare le fatiche e i dubbi. La musica ora riesco a sentirla, riconosco il brano, è “Violino tzigano”: un tango che vorrei tanto saper ballare. Anzi, in questo momento so fare ogni cosa, compreso ballare il tango, e il mio bisnonno Luigi, che lo sa, volta la mano all’insù e china un po’ la testa: “Am fat balàr, banadéta?” (Mi fai ballare, benedetta?).
Compiamo una danza ritmata, non vedo nulla perché poggio il lato del viso sul suo petto. Le note gli rimbombano dentro, balla anche il cuore, il muscolo che sa ogni cosa. Le labbra si trasformano continuamente in un sorriso: è questa la felicità? Tutti i neurotrasmettitori sono in stato di allerta, si stanno domandando come mai prima d’ora nessun cenno sia stato fatto all’appagamento: mai più si faranno sfuggire una simile pienezza! Mi racconta di quando è partito da Ferrara verso la “Terra Promessa”: non credevano a una parola soltanto di quanto gli stavano promettendo. Non una sola. L’unica ragione per la quale sono partiti è che ci sono momenti nella vita in cui non c’è nessun pensiero da esaminare, nessuna emotività da scandagliare con ipotetici radar della conoscenza, nessun consiglio da ascoltare. Semplicemente, si fa quello che si sente giusto dentro."